Opinione Digitale

Un fenomeno da non sottovalutare

Potremmo scrivere per ore e ore.
Potremmo dirvi cosa ci hanno raccontato i protagonisti, loro malgrado, oppure semplicemente raccontare quello che abbiamo visto noi (plurale maiestatis).

Era scontato.

Era esattamente prevedibile.

Se si rompe un tubo dell'acqua che fai? Corri ai ripari oppure aspetti che finisca l'acqua dai serbatoi?

Sarebbe bello che con la polemichetta, con le statistiche, con il post, con gli slogan, si potessero salvare le persone.

C'è differenza tra la corsa affannata di un'ambulanza, per le vie di una metropoli, per salvare la vita di una persona vittima di un incidente stradale oppure quella di una persona afflitta da grave insufficienza respiratoria?

Poiché circolano miliardi di macchine, se andiamo a vedere gli incidenti stradali, la percentuale dei morti non è preoccupante per la collettività, e allora possiamo passare con il rosso, oppure correre oltre i limiti, perché i limiti violano libertà della circolazione?

Queste, e tante altre facezie, sono le reazioni di ragionamenti che appaiono sconclusionati.

In realtà descrivono un fenomeno che non andrebbe sottovalutato: quanto incide, nella cultura e nella convinzione collettiva, la libera circolazione ed espressione del pensiero popolare, spesso senza riscontro tecnico scientifico ma basato sullo slogan politico, sulla reazione emotiva, privato della più elementare conoscenza?

Se la massa popolare si convince di un fatto, comunque diverso dalla realtà, può determinare e cambiare il corso delle cose e della storia.

I social, strumento evolutivo e fondamentale per la comunicazione, hanno però la colpa di aver portato il dibattito, da osteria e baretto, nelle tasche di ogni "smartofobico" utente.

Così che, la cazzata, che prima era circoscritta al gruppetto di beoni, oggi cavalca l'etere, vestendosi di una improba verità.